Il progetto Catasto del 1381 del Comune di Ascoli. Edizione digitale e georeferenziazione nasce su iniziativa dell’Archivio di Stato di Ascoli Piceno, nell’ambito di un’attività di più ampio respiro volta a realizzare l’edizione, la regestazione e la digitalizzazione delle fonti documentarie di epoca medievale conservate dall’Istituto. Esse non sono in realtà molto numerose, in particolare quelle prodotte dal Comune di Ascoli, depositate presso l’Archivio di Stato dal 1969. È noto, infatti, come l’incendio della sera di Natale del 1535 al Palazzo del Popolo ha privato il comune ascolano della quasi totalità delle fonti documentarie prodotte dalle istituzioni pubbliche cittadine fino alla prima della seconda metà del XV secolo, in particolare le serie su registro. Si salvarono solo i documenti, ritenuti più importanti, conservati nella sacrestia del convento di San Francesco: ne fanno parte le pergamene del cosiddetto Archivio segreto anzianale, il liber iurium detto Quinternone, una copia degli Statuti, il Catasto del 1381 e poco altro. Anche la documentazione prodotta da istituzioni ecclesiastiche non è particolarmente rilevante, ad eccezione del cospicuo fondo del monastero di S. Angelo Magno (PINTO 2013). Tale esiguità di fonti non ha tuttavia favorito negli anni la loro edizione a stampa o digitale; le uniche eccezioni sono rappresentate dalle edizioni degli Statuti del 1377 (ZDEKAUER-SELLA 1910; BRESCHI-VIGNUZZI 1999-2004) e del Quinternone (BORRI 2009). Per supplire a tale carenza l’Archivio di Stato ha avviato, dal 2021, un’attività volta ad ampliare il corpus di edizioni e regestazioni di fonti medievali ascolane: sono stati così pubblicati i regesti di 678 pergamene degli anni 1028-1460 del monastero di S. Angelo Magno (TEDESCHI 2021) e di quelle della Confraternita di S. Maria della Carità (CIOTTI 2021), ed è stata pubblicata l’edizione del registro contenente I contratti dei mulini acquistati dal Comune di Ascoli nel 1281 (TEDESCHI 2022).
Risultava dunque fondamentale curare l’edizione dei nove registri del Catasto ascolano del 1381. La fonte era stata più volte oggetto di studi dal punto di vista codicologico-paleografico, toponomastico, delle sue potenzialità euristiche, contenenti anche la pubblicazione di alcuni stralci di testo trascritti a titolo meramente esemplificativo (VARESE-ANGELINI ROTA 1942; CIOTTI 1995). Sul finire degli anni ’90 del secolo scorso era stato avviato un tentativo di edizione integrale dell’opera dalla cattedra di Paleografia latina dell’Università di Macerata, attraverso l’assegnazione di tre tesi di laurea, che tuttavia ha interessato solo quattro sestieri del quartiere S. Giacomo (ROSSETTI 1996; COLLINA 1999; SABINI 2001).
Un importante contributo alla genesi del progetto è venuto nel 2020 grazie alla tesi di laurea di Gabi Marra dal titolo “Il paesaggio urbano ad Ascoli Piceno tra Due e Trecento. Studio archeologico dell’edilizia storica e proposta di valorizzazione digitale”, discussa nell’ambito del corso di laurea in Scienze Archeologiche dell’Università di Padova. Tale lavoro ha portato per la prima volta alla ricostruzione di una cartografia informatizzata della città di Ascoli Piceno nella seconda metà del XIV secolo, tramite software QGIS, proprio attraverso le informazioni contenute negli Statuti del 1377 e dei dati desunti dalle sopra citate trascrizioni del Catasto del 1381 (MARRA 2020).
È il nuovo direttore dell’Archivio di Stato di Ascoli Piceno, dott. Emanuele Tedeschi, a ideare e formalizzare, nel febbraio 2022, la proposta progettuale per l’edizione digitale e la georeferenziazione del Catasto del 1381 del Comune di Ascoli, presentata alla competente Direzione Generale Archivi nell’ambito della programmazione triennale dei lavori pubblici finanziata ai sensi della L. 190/2014. Il progetto prevedeva: la digitalizzazione dei nove registri del catasto ascolano a fine conservativo e di fruizione on line e off line; la trascrizione integrale del testo e la sua successiva codifica informatica e indicizzazione; la georeferenziazione dei dati relativi ai proprietari e agli immobili posseduti, tramite software QGIS, al fine di realizzare una mappa interrogabile/interattiva in grado di collegare il documento trascritto alla cartografia della città di Ascoli nel XIV secolo; l’implementazione di un sistema informativo in cloud, accessibile a tutti, ospitato su server integrato nel sito internet dell’Archivio di Stato di Ascoli Piceno, capace di restituire sul web l’immagine delle singole carte componenti ciascun registro, affiancata dalla trascrizione del testo e con un motore di ricerca interno in grado di consentire all’utente la ricerca delle informazioni contenute nei documenti attraverso parole chiave, numero di pagina, ecc., oltre che nei metadati memorizzati, e di geolocalizzarsi direttamente alle mappe ricostruite dei sestieri medievali della città di Ascoli.
A seguito dell’approvazione del progetto da parte della competente Direzione Generale Archivi, è stato immediatamente attivato un accordo quadro di collaborazione scientifica tra Archivio di Stato di Ascoli Piceno e Università di Macerata, sottoscritto nel mese di aprile 2023, fondamentale per garantire il necessario supporto tecnico-scientifico alle attività progettuali. La complessità delle stesse ha reso necessario la formazione di un corposo gruppo di lavoro, ‘giovane’ e multidisciplinare (paleografi, archeologici, medievisti, umanisti digitali, informatici), coordinato da Emanuele Tedeschi, ideatore del progetto e funzionario archivista dell’Archivio di Stato, dalla prof.ssa Maela Carletti, referente scientifico per la trascrizione dei registri, e dalla prof.ssa Francesca Bartolacci, referente scientifico per la georeferenziazione, per l’Università degli Studi di Macerata.
La prima attività avviata e conclusa è stata quella di digitalizzazione dei nove registri, a cura di Beatrice Borzacchini. Le immagini delle singole unità archivistiche sono state quindi utilizzate dai diversi archivisti/paleografi individuati per la trascrizione critica del testo. Nello specifico:
Nicoletta Biondi, archivista/paleografa libero professionista, curatrice della trascrizione del registro ASAP, ASCA, reg. n. 48;
Margherita Capobianchi, archivista/paleografa libero professionista, curatrice della trascrizione del registro ASAP, ASCA, n. 51;
Laura Ciotti, già funzionario archivista di Stato esperta in paleografia, curatrice della trascrizione del registro ASAP, ASCA, n. 43;
Pamela Galeazzi, archivista/paleografa libero professionista, curatrice della trascrizione del registro ASAP, ASCA, n. 45;
Francesca Ghergo, archivista/paleografa libero professionista, curatrice della trascrizione dei registri ASAP, ASCA, nn. 47, 49;
Emanuele Tedeschi, funzionario archivista presso l’Archivio di Stato di Ascoli Piceno, curatore della trascrizione dei registri ASAP, ASCA, nn. 44, 46, 50.
La revisione dei files di testo delle singole trascrizioni è stata effettuata dalla prof.ssa Maela Carletti, sulla base di regole di edizione precedentemente condivise con il gruppo di lavoro.
Nel 2024 è stata quindi avviata l’edizione digitale, basata su immagini e in progress, attuata tramite codifica delle trascrizioni, visione contemporanea delle immagini digitali dei singoli registri catastali, accesso all’apparato critico e agli strumenti di corredo, per mezzo del sofware open source EVT a cura di Federica Marti (umanista digitale), Martina Piccinini (archivista libero professionista) e Francesco Frattaroli (assistente informatico presso l’Archivio di Stato di Ascoli Piceno), fruibile all’interno di un apposito ambiente web realizzato da Paolo Marozzi, consulente informatico del progetto.
Contemporaneamente è stata avviata l’attività di georeferenziazione dei registri relativi ai quartieri di S. Emidio, S. Maria Intervineas e S. Giacomo, a cura di Gabi Marra. Tale lavoro è stato realizzato in tre fasi: la prima ha riguardato lo spoglio documentale, cartografico e bibliografico concernente il centro urbano di Ascoli Piceno nella sua fase basso medievale; la seconda fase ha portato all’estrapolazione, trasformazione e organizzazione dei dati contenuti nei registri del catasto del 1381 in fogli di calcolo Excel, con tabelle funzionali alla creazione di un database principale da cui è stato dedotto un secondo foglio di calcolo tramite il quale sono stati creati raggruppamenti di proprietà in base al quartiere e sestiere di appartenenza, al riferimento topografico e al confinante; la terza fase ha permesso, grazie al software QGIS, di procedere al posizionamento dei raggruppamenti di proprietà, ottenuti in base al quartiere e sestiere di appartenenza, al riferimento topografico e al confinante presenti nella trascrizione dei registri, sulla base cartografica georeferenziata della città di Ascoli. Quest’ultima è costituita dal Catasto Gregoriano del 1835, sovrapposto alla CTR (Carta Tecnica Regionale) e alla Mappa del Ferretti del 1646, su cui sono stati preventivamente vettorializzati i punti di riferimento topografico (mura cittadine, fiumi, spazi pubblici, edifici pubblici ed ecclesiastici) e generati i confini amministrativi di quartieri e sestieri. Tale iter ha consentito la visualizzazione di quelli che dovevano essere i raggruppamenti o isolati della città di Ascoli alla fine del XIV secolo, localizzati su una base cartografica in grado di dialogare con il database dell’edizione digitale dal documento catastale.
Allo stato attuale sono stati pubblicati i primi 3 registri contenenti le registrazioni di proprietà dei residenti nei quartieri cittadini di S. Emidio, S. Maria Intervineas e S. Giacomo (ASAP, ASCA, regg. nn. 43-45),con descrizione e commento, strumenti di consultazione e ricerca, e georeferenziazione. Prossimamente, nell’ottica di un’edizione in progress cui sopra si accennava, verranno pubblicati i restanti 6 registri relativi alle ville e castelli di Ascoli.
Sin dall’origine si è scelto di realizzare un’edizione digitale del Catasto del 1381 del Comune di Ascoli, escludendo quella tradizionale cartacea, sia per la mole stessa del lavoro (9 registri, per un totale di 1310 carte), che per i costi di stampa.
Possiamo sintetizzare le ragioni che hanno portato alla scelta di pubblicare digitalmente il Catasto ascolano del 1381 in due distinti aspetti:
- Ragioni pratiche
L’edizione digitale ha permesso una edizione parziale del lavoro, ossia la possibilità di consegnare al pubblico e agli studiosi interessati varie tranche dell’edizione, senza attendere la chiusura definitiva dei lavori. La pubblicazione parziale ha anche il benefico effetto di consentire il coinvolgimento di altri studiosi: la pubblicazione parziale, in versione beta e con accesso tramite un sito/blog, può infatti agevolare la partecipazione di quanti – o perché studiosi della Ascoli medievale e del suo territorio, o perché diplomatisti e paleografi, o ancora storici e filologi digitali – possano utilmente intervenire facendo correzioni e osservazioni, suggerendo miglioramenti, rilevando problemi di navigazione, fornendo indicazioni per l’individuazione di termini e toponimi, ecc. Tali osservazioni verranno tutte prese in considerazione dai responsabili dell’edizione e aggiunte quanto ritenute valide in quanto potrebbero effettivamente migliorare l’edizione, oltre che contribuire alla promozione e diffusione del prodotto culturale.
Tutto ciò configura il progetto Catasto del 1381 del Comune di Ascoli. Edizione digitale e georeferenziazione come un progetto di public history, per il fatto che presenta un prodotto culturale legato alla nostra storia pensato appositamente per favorire la partecipazione attiva del pubblico (NOIRET 2009).
- Ragioni metodologiche
Si tratta di un’edizione basata su immagini. L’idea di una digitalizzazione sistematica dei manoscritti antichi, con il duplice scopo di tutelare i supporti originali e fornire l’accesso a documenti non altrimenti consultabili, costituisce ormai una priorità condivisa (DEGL’INNOCENTI 2007). La semplice riproduzione dell’immagine di un manoscritto non costituisce, tuttavia, una vera edizione critica: perché questo avvenga l’utente deve essere messo in grado di accedere sia all’immagine, sia alla trascrizione, sia a tutto l’apparato critico considerato necessario dalla comunità scientifica.
Nel caso specifico del Catasto del 1381 del Comune di Ascoli, si è deciso di basarsi su un modello particolare di edizione digitale: l’image-based digital edition (KIERNAN 2007). In questo caso, ogni pagina del testo trascritto e annotato viene collegata alla sua rispettiva immagine, in modo da fornire anche la consultazione del volume nella sua forma originaria. Tramite una idonea codifica del testo tutte le caratteristiche e gli strumenti delle edizioni digitali tradizionali sono state poi integrate per garantire un prodotto che intende superare i limiti intrinseci di una pubblicazione cartacea senza perdere di validità (DEKHTYAR 2006).
Le image-based digital edition hanno iniziato ad affermarsi come importanti risorse per gli studi umanistici solamente negli ultimi anni e, per questo motivo, sono ancora poco diffuse. A questo proposito, si possono citare il progetto dell’Electronic Beowulf, composto da una vasta selezione di immagini del manoscritto originale (PRESCOTT 1997), e il Digital Vercelli Book, sviluppato con il software EVT su iniziativa di Roberto Rosselli del Turco (ROSSELLI DEL TURCO 2009) e, in particolare, il Codice Pelavicino, anch’esso sviluppato con il software EVT.
L’edizione digitale del Catasto ascolano del 1381 è stata sviluppata proprio sulla base del software EVT che, per l’occasione, è stato ampliato e modificato per potersi adattare alla particolare composizione del manoscritto.
- la codifica dei testi è stata attuata in XML, un linguaggio di markup di tipo descrittivo. A differenza dell’HTML, l’XML consente infatti di marcare il testo anche parola per parola o all’interno di una parola stessa e poi scegliere liberamente il tipo di rappresentazione da applicare al testo a seconda del software che di volta in volta lo riproduce; inoltre consente di poter ricercare in maniera selettiva gli elementi del testo che sono stati marcati: in sostanza separa la struttura dalla rappresentazione ed è considerato dall’attuale e vasta comunità scientifica impegnata nell’edizione digitale di testi storici il miglior metodo attualmente a disposizione a tale scopo. In sintesi i vantaggi dell’uso dell’XML riguardano il fatto che i documenti codificati in questo modo sono indipendenti dall’hardware e dal software che si utilizzano e possono quindi essere visualizzati in maniera diversa tramite opportuni fogli di stile, essere “marcati” in modo da operare ricerche di tipo semantico e consentire visualizzazioni multiple.
L’XML consente di personalizzare il proprio sistema di codifica e quindi, in teoria, ogni nuova edizione potrebbe suggerire un proprio “codice”. Tuttavia nel settore si è ormai imposto da tempo a livello internazionale il sistema di codifica elaborato dalla Text Encoding Initiative (TEI), che ha sviluppato e continua a implementare una serie di linee guida per la codifica di testi umanistici. La presente edizione del catasto ascolano del 1381 è stata codificata secondo le linee guida P5 della TEI, le ultime rilasciate alla data corrente (dicembre 2014). Questa scelta pone l’edizione del catasto ascolano all’interno di una nutrita e attiva comunità di filologi e storici digitali e favorisce, proprio grazie all’uso di uno standard condiviso ma continuamente rielaborato, che vi siano apporti ulteriori al miglioramento delle stesse linee guida o alla enucleazione di problematiche prima trascurate. - il software EVT, open source, qui utilizzato per la visualizzazione, consente di accedere contemporaneamente all’immagine del testo codificato, alla sua trascrizione e all’apparato critico, oltre che a tutta una serie di strumenti di corredo utili alla fruizione del testo. L’accesso simultaneo all’immagine facsimile e alla trascrizione, oltre che al regesto e alle diverse tipologie di note critiche, permette al lettore, più o meno esperto, un controllo diretto e puntuale sul lavoro fatto dagli editori e quindi una trasparenza, nel processo di edizione, che la pubblicazione tradizionale impedisce.
- La codifica e il sistema di visualizzazione combinati permettono poi altre funzionalità non banali per gli studiosi interessati al testo, alla scrittura e alla forma del codice:
* è possibile evidenziare per ogni documento, con colori diversi, gli elementi più rilevanti, quali i nomi di persona e di luogo, gli enti, i mestieri/ruoli;
* si può attuare a una ricerca per testo libero come consultare le liste e gli indici predisposti;
* si possono evidenziare tutti i signa tabellionum del catasto, sia nel sistema di visualizzazione come nel catalogo appositamente predisposto sul sito.